Secondo una leggenda medievale riportata da Jacopo D’Acqui, un leone sarebbe seppellito sotto il campanile romanico del Duomo di Cremona dopo la distruzione della città da parte del re longobardo Agilulfo. Ma la leggenda potrebbe anche fare riferimento ad un periodo storico di molto posteriore all’assedio longobardo: il felice periodo in cui Cremona fu eletta capitale imperiale pro tempore del Nord Italia da Federico II di Svevia (il cui simbolo araldico era proprio il leone).
Torrone, marubini, tortelli cremaschi, mostarda, Torrazzo, una ricca biblioteca perduta di testi arabi, due traduttori dall’arabo e la corte di un imperatore “filoislamico”
Da centinaia di anni loro ci guardano dalla pietra dove la natura le ha conservate, ma quanti di noi le vedono? Ecco un affascinante caccia al tesoro, sulle tracce di ammoniti, belemniti e bivalvi incastonati nel Battistero, nel Torrazzo, nel Duomo e in altri monumenti e strutture lapidee di Cremona: Davide Persico, sindaco di S. Daniele Po e ricercatore in Paleontologia all’Università di Parma lancia la “Paleontologia urbana”. E spunta l’ipotesi di un progetto digitale per percorsi paleontologici in città e paesi del cremonese
Cremona è debitrice per molte cose alla gastronomia ed alla scienza islamiche del Medioevo (vedi l’influenza araba a Cremona). Una di queste sembra proprio essere il torrone. Innumerevoli tipi di torrone inoltre, dal “qabut” alla “halva”, sono tutt‘oggi diffusi nella “mezzaluna islamica”, dalla Spagna a Samarcanda. Nei manoscritti di tre medici arabi dell’XI e del XIII secolo (uno dei quali tradotto nel Duecento a Venezia da un cremonese) si trovano le ricette del “chaloe” e della “qubbayt”, precursori del dolce tipico di Cremona, probabilmente diffuso in città, anziché dal banchetto nuziale di Francesco Sforza, dai banchetti nuziali della magna curia del “filoislamico” Federico II, dal cui compleanno (26 dicembre) potrebbe derivare la tradizione di mangiare torrone a Natale.
Mentre sembra un falso storico la leggenda del “turùn” contenuto nel manoscritto di un medico arabo di Cordova, portato a Cremona dal traduttore Gerardo nel XII secolo.