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Blog di Michele Scolari

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Arte, scienza & letteratura

La luna di Ariosto ha ispirato Galileo e la rivoluzione scientifica

Questo scritto è il risultato di una ricerca che ho svolto qualche anno fa con gli studenti di una terza liceo scientifico, progettata con l’obiettivo di valorizzare la potentissima immaginazione di Ariosto, cercando di disciogliere le maglie dell’ormai trita interpretazione scolastica tradizionale.

Anno 1968. Nelle Due interviste su scienza e letteratura, poi confluite nel volume Una pietra sopra, Italo Calvino osservava che Galileo «ammirò e persino commentò quel poeta cosmico e lunare che fu Ariosto». Lo scrittore non aveva tutti i torti a definire l’Ariosto con tali attributi. 

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Leopardi, Newton e l’infinito poetico-matematico

E’ possibile ipotizzare nel retroterra de l’Infinito una matrice scientifica, oltre a quella antropologica connessa alla Teoria del Piacere? Nella polisemia esegetica cui si presta la lirica forse più famosa del poeta, un’attenta lettura che tenga conto della poderosa cultura scientifica di Leopardi sembra far emergere un possibile richiamo a Newton, sui fili dei concetti di spazio e tempo. Questo scritto è il risultato di una ricerca che ho svolto qualche anno fa con gli studenti di una quarta liceo scientifico (opzione Scienze applicate), progettata con l’obiettivo di valorizzare il razionalismo e la potentissima immaginazione di Leopardi, cercando di disciogliere le maglie dell’ormai trita interpretazione scolastica tradizionale (già criticata dal DeSanctis) … Continua a leggere “Leopardi, Newton e l’infinito poetico-matematico”

Un cristallo di fumo. Il cosmo “complesso” di Italo Calvino

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Dal trittico degli antenati a Palomar, la weltanschauung calviniana, lungi dal perdere il contatto con la realtà o dall’esser figlia di «un domator di cavallucci a dondolo» (secondo l’opinabile definizione di Antonio Moresco), è improntata alla creazione di un modello che si pone a mezza via tra un predittivo ordine deterministico e uno stocastico disordine (icasticamente simboleggiati dal cristallo e dal fumo). Il suo amore sviscerato per il mondo rigoroso del cristallo non gliene impedisce l’integrazione con quello assurdo e acausale del fumo, in vista del compromesso del vortice liquido (concettualmente isomorfo alle figure della spirale e della fiamma – assai ricorrenti nella diegesi). Dietro le antinomie dei cortocircuiti calviniani (che tanta somiglianza mantengono con i “concetti fluidi” e le “analogie creative” di Douglas Hofstadter o di Edgar Morin), si allunga in realtà l’ombra delle implicazioni di due grandi modelli scientifici ed epistemologici, i due “massimi sistemi” del XX secolo, discussi nelle storiche conferenze organizzate da Massimo Piattelli Palmarini al Centre Royamount di Parigi nel 1975 e a Palazzo Vecchio di Firenze nel 1978: quello nomotetico, deterministico e ridondante del cristallo e quello complesso, statistico e non-integrabile della fiamma. In questo senso, il domicilio coatto dello scrittore unicamente dalla parte delle categorie di ordine, regolarità, simmetria (nelle quali rimane confinato in ultima analisi anche lo strutturalismo, bloccato in una dialettica differenziale tra sincronia e diacronia), ha prodotto un Calvino monco, altrettanto dimezzato quanto il suo Visconte, che è opportuno restituire alla sua natura complessa, dinamica, sistemica.

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